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Il giardino dei mandarini

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Riservato ad un pubblico 18+
In quel pezzo di terra immersa fra campi e vigneti la villa di Don Remigio sembrava essere una fortezza coperta dal silenzio, come nel silenzio si muovevano i suoi abitanti. Giovanni, il figlio del padrone, un ragazzotto arrogante e prepotente. Clelia, la figlia maggiore, che trascinava l’esistenza senza uno scopo. Gli occhi persi in un punto indefinito ed invisibile, la bocca aperta dalla quale scivolava un rivolo di saliva. Per Don Remigio una vergogna da tenere nascosta. Livia, la figlia più piccola, arrivata per caso e per disgrazia. Donna Melia, moglie e madre. Pia e sottomessa, la sua opinione non aveva valore, ma del resto lei non osava contraddire. Desiderava solo che i figli fossero educati alle preghiere, cosa che a Don Remigio sembrava una perdita inutile di tempo. Odiava i preti, mangiapane a tradimento li chiamava. Fuori da quella bolla le case dei contadini brulicavano di vita. La bella Elvira con i capelli scuri e il seno caldo e sensuale. Selvaggia, sua figlia. Scontrosa, monella, timida e sfrontata. Livia e Selvaggia si incontrarono per caso o per destino. Da Selvaggia Livia imparava la vita. Cose mai viste e mai provate diventavano scoperte nuove tenute nascoste nel loro rifugio segreto. Il giardino dei mandarini mai nati. Quando il brutto male si impossessò del paese, la morte sembrò stendere un velo su tutto. Era il castigo divino per i peccati degli uomini, per le preghiere non dette, per i desideri nascosti e proibiti. Anche Elvira e donna Melia passarono presto il confine. Don Remigio non credeva a certe storie. Dio e preghiere non facevano per lui, eppure il pensiero di quel nulla nel quale presto sarebbe precipitato lo torturava. L’imperfezione della vita cambiò all’improvviso l’ordine delle cose. Cambiò il destino delle persone. Il destino di Selvaggia e Livia fu rapito dalle torbide acque del fiume. E nell’imperfezione della vita arriva il tempo del riscatto. Come, quando, dove e per mano di chi non è dato sapersi. La certezza è che arriva sempre. Prima o poi. Viale Cavalcanti si aprì all’improvviso in una mattina di traffico caotico. Germano non era fra la marmaglia, lui era già al suo posto di assicuratore modello. Perfetto, in quella sua perfezione così ostentata da sembrare finto. Destinato a una vita senza valore, ostaggio della famiglia Alfieri. Un uomo da un passato imperfetto che aveva cercato in una moglie e in una famiglia perfetta la prigione che lo avrebbe protetto. Non poteva correre rischi. Valeria e Giulia. Sorelle per nascita, ma diverse in tutto. David e Fabio. Intrecci di incontri. Il commissario Rovini che per uno strano gioco di equivoci e casualità ne sarà l’artefice. Il caso o il destino riportano i personaggi in luoghi che sentono di aver già visto pur non essendoci mai stati. Fabio, quella villa ereditata, ma troppo ingombrante. E quel giardino dove gli alberi di mandarino sembrano essere così vicini da formare un unico intreccio. Ogni cosa si ricompone senza una logica. Tutto si snoda in un susseguirsi di eventi che sembrano avere un unico fine. Dare un senso a ciò che era rimasto in sospeso. E forse sarà quel piccolo corpo di neonata che darà un senso a tutto.

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